Autore dell’opera*: Luigi da Porto – Matteo Maria Bandello
Titolo dell’opera*: Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti, con la loro pietosa morte intervenuta già nella città di Verona nel tempo del signor Bartolomeo dalla Scala (da Porto) – La sfortunata morte di dui infelicissimi amanti che l’uno di veleno e l’altro di dolore morirono, con varii accidenti (Bandello, Novelle II 9)
Altri titoli: Hystoria novellamente ritrovata di due nobili amanti, con la loro pietosa morte intervenuta già nella città di Verona nel tempo del signor Bartolomeo dalla Scala; Novella novamente ritrovata d’uno Innamoramento, il qual successe in Verona nel tempo del Signor Bartholomeo de la Scala. Hystoria Jocondissima; La Giulietta di Messer Luigi da Porto
Ambito cronologico*: età moderna / XVI secolo
Ambito linguistico*: italiano
Tipo trasmissione dell’opera*: mista
Tipologia di testimone/i su cui si basa l’edizione*: manoscritti e stampa (da Porto) – stampa (Bandello)
Curatore edizione*: Daria Perocco
Tipo edizione*: edizione critica (da Porto) / edizione interpretativa (Bandello)
Sede di pubblicazione*: Milano, FrancoAngeli (collana «Letteratura italiana. Saggi e strumenti»)
Anno di pubblicazione*: 2017
Lingua di pubblicazione: italiano
Dati bibliografici completi*: Daria Perocco, La prima Giulietta. Edizione critica e commentata delle novelle Giulietta e Romeo di Luigi da Porto e Matteo Maria Bandello, Milano, FrancoAngeli, 2017, collana «Letteratura italiana. Saggi e strumenti», ISBN: 978-88-917-5358-8; pp. 138
Autore recensione/scheda*: Guglielmo Barucci
Tipologia di contributo*: scheda
Dati bibliografici della recensione/scheda*: OEC

DESCRIZIONE DELL’OPERA
Prima del processo di trasmissione, traduzione e riscrittura dall’italiano al francese all’inglese che ha portato al capolavoro di Shakespeare, la vicenda di Giulietta e Romeo ha conosciuto una complessa stratificazione autoriale, redazionale, culturale che – con le sue radici nel topos della morte vivante e nella novella di Masuccio di Mariotto e Ganozza – ha i suoi perni nella novella di Luigi Da Porto e nella riscrittura di Matteo Bandello,
Il modello di edizione gemina ed esclusiva di Da Porto e Bandello ha la sua prima attestazione già nel 1831 a Firenze, presso “Passigli, Borghi, e Comp.”, per poi diventare un elemento decisamente frequente. In tale solco è il volume a cura di Daria Perocco, che accosta l’edizione critica della novella di Da Porto a quella interpretativa del Bandello. Corre obbligo segnalare che si tratta della riproposizione (quasi perfetta) dell’edizione omonima La prima Giulietta. Edizione critica e commentata delle novelle di Luigi da Porto e Matteo Maria Bandello, pubblicata da P. presso Palomar nel 2008, che purtroppo aveva goduto di scarsa circolazione e già era stata recensita in «Lettere italiane» 2009, 4 da S. Bortot (che però poco spazio concede alla dimensione testuale). A sua volta l’edizione della novella del Bandello riprende l’edizione Matteo Bandello, Giulietta e Romeo, a cura della stessa, Venezia, Marsilio, 1993.
Le due novelle sono anticipate da ventuno pagine di un’agile introduzione imperniata soprattutto sulle differenze tra le due versioni (fisionomia, statuto, implicazioni morali e sociali, nonché finalità dei singoli testi), che ripete – fatto salvo l’aggiornamento bibliografico di nota 13 – quanto premesso all’edizione Palomar 2008, che a sua volta riassorbiva in parte l’Introduzione alla Giulietta e Romeo per Marsilio 1993. A entrambe le novelle è poi premessa una propria Nota al testo: se quella al Bandello (3 pagine) è identica a quanto già nell’edizione del 2008, le quindici pagine di quella al Da Porto costituiscono un notevole ampliamento (per un totale di 15 pagine) di quella originale, riassorbendovi il testo dell’intervento che aveva costituito la premessa metodologica all’edizione (Premessa a un’edizione della novella di Da Porto, in Feconde venner le carte. Studi in onore di Ottavio Besomi, Bellinzona, Casagrande, 1997, I, pp. 172-186) e al quale nel 2008 ci si limitava a rinviare per la descrizione dei testimoni e per le scelte ecdotiche. È nella versione reintegrata di quest’ultima Nota al testo, e dunque nella sua autonomia di lettura, che consiste il merito maggiore dell’edizione 2017, a fianco naturalmente dell’esigenza di riproporre un testo fondamentale per la nostra letteratura.
La novella di Da Porto è accompagnata da un doppio apparato a piè di pagina recuperato dall’edizione 2008: note storiche, critiche e linguistiche (soprattutto quest’ultime decisamente divulgative) nella fascia superiore, e l’apparato critico nella sottostante (al fondo, invece, nell’edizione 2008). Quella di Bandello presenta invece il solo primo tipo di apparato, recuperato dall’edizione Marsilio 1993.
TRADIZIONE DEL TESTO
Il caso della novella del Da Porto è uno dei più affascinanti della tradizione rinascimentale, e ciò indipendentemente dalla fortuna shakespeariana. Data certa ante quem è quel 9 giugno 1524 in cui Bembo scrive al Da Porto una lettera di elogio per una sua novella, senza indicazione di titolo ma facilmente identificabile, poiché non vi sono notizie di altre novelle (si deve ricordare che l’edizione Marcolini 1540 Novella di messer Luigi da Porto mandata a messer Antonio Caccialupo è in realtà l’estrapolazione di una delle sue “Lettere storiche” nonché un falso ottocentesco dello stampatore Gio. Battista Merlo). La princeps, rarissima, viene invece pubblicata postuma e adespota – ma postuma è tutta la produzione dell’autore vicentino († 1529) – con il titolo Hystoria novellamente ritrovata di due nobili amanti, con la loro pietosa morte intervenuta già nella città di Verona nel tempo del signor Bartolomeo dalla Scala, Venezia, Benedetto de Bendoni, s.i.a. (B). L’anno di pubblicazione, accolto dalla stessa curatrice, è il 1530-1531, nel solco di un’ipotesi già di A. Torri che la fissava al 1530 (1831); la responsabilità è ricondotta al fratello, ed erede, Bernardino, come suggerisce la ridotta qualità del testo. La novella viene poi ristampata, sempre adespota e sempre da Bendoni, nel 1535 con titolo leggermente mutato Novella novamente ritrovata d’uno Innamoramento, il qual successe in Verona nel tempo del Signor Bartholomeo de la Scala. Hystoria Jocondissima (il titolo riportato a p. 39 dell’edizione, Novella di un innamoramento di Romeo Montecchi e Giulietta Cappelletti che successe in Verona nel tempo di Bartolomeo della Scala, è probabilmente l’esito della descrizione del Catalogo Farsetti 1785 riportata dal Torri). Sempre la princeps sarà poi ristampata, con poche varianti, nel 1553 a Venezia da Giovan Griffio con il titolo quasi identico Historia nuovamente ritrovata di due nobili amanti: con la loro pietosa morte intervenuta già nella città di Verona, nel tempo del signor Bartholomeo dalla Scala, nuovamente stampata.
Edizione di svolta (e che costituisce a sua volta un interessante e discusso caso filologico) è La Giulietta di Messer Luigi da Porto, come recita l’occhiello a c. 22, all’interno dell’edizione Rime e prosa di M. Luigi da Porto. Dedicate al Reverendissimo Cardinal Bembo, Venezia, per Francesco Marcolini, ottobre 1539 (M). Questione fondamentale è la responsabilità della cura di questa edizione fortemente innovativa (al di là del titolo che incentra l’attenzione sulla donna, la dedica dell’editore al Bembo, lo scorciamento della cornice e il marcato intervento linguistico in direzione bembesca). Sin dal Passano è cristallizzato il rifiuto che l’edizione Marcolini sia da attribuire al fratello Bernardino sulla base di ipotetici materiali d’autore ritrovati tra gli incartamenti successivamente alla princeps; piuttosto la lettera del febbraio 1531 con cui il Bembo chiedeva (o meglio, tornava a chiedere) al fratello ed erede i «libri» dell’autore ha fatto supporre non solo un adeguamento alle linee culturali bembiane, ma l’intervento diretto dello stesso Bembo (si vedano A. Stussi, Scelte linguistiche e connotati regionali nella novella italiana, in La novella italiana, Atti del Convegno di Caprarola, 19-24 settembre 1988, Roma, Salerno ed., 1989, pp. 191-214 e soprattutto il fondamentale C. Pulsoni, Bembo correttore di Luigi da Porto?, «Aevum», LXVII, 1993, pp. 501-518, che la riteneva l’ipotesi «più economica», p. 515). Sul ruolo del Bembo in persona, P. non prende posizione, anche se tra le righe pare forse dubitarne per un bembismo “ostinato” ed “esagerato” (p. 34), ma esclude senz’altro che la Marcolini 1539 sia dovuta a varianti d’autore sulla base di ampie argomentazioni – in parte nel solco di Pulsoni ma con senz’altro interessanti approfondimenti – che riconducono gli interventi al mutato clima degli anni Trenta (pp. 32-37)
Alle due edizioni a stampa si aggiungono come testimoni due manoscritti: il cod. cart, 12 (XI, V), ora M.C. F.1-24 della Biblioteca dei Girolamini (indicato come Na), ricondotto dal Mandarini al secolo XVI, e dubitativamente da P. al XVII, e il cod. Ital. 758 coll. Α T. 5. 6 della Biblioteca Universitaria Estense (indicato come Mo), più corretto sia di Na sia di B.
Ancillare e di supporto, naturalmente, è la novella II 9 di Bandello, ascrivibile per P. al periodo tra il 1531 e il 1536, anno in cui termina il soggiorno dell’autore a Verona, e per la quale è ipotizzata un’elaborazione a partire dalla princeps e non dalla Marcolini sulla base di tre casi di maggior aderenza linguistica e della mancata assunzione degli ampliamenti propri della riscrittura del 1539. La tradizione della novella, in assenza di manoscritti, è interamente affidata alla princeps, ossia La seconda parte de le novelle del Bandello, Lucca, Busdrago, 1554.
TESTO DELL’EDIZIONE CRITICA E RAGIONI DELLA SCELTA ECDOTICA
Come indicato dalla Nota al testo – e prima dalla Premessa a un’edizione della novella di Da Porto (1997) – l’edizione si fonda non sulla princeps, come per Torri 1831 (cf. infra), ma sull’antigrafo ricostruito di Mo e Na, privilegiandone la coincidenza con B (è la novità rispetto all’edizione critica del Torri del 1831; cf. infra). I due manoscritti presentano infatti la parte finale e la dedicatoria integre come in B, da cui tuttavia non derivano perché non ne condividono alcuni errori, e sono legati tra loro da alcuni errori in opposizione a B e M. Al contempo, tanto Mo quanto Na presentano numerose lezioni singolari in contrapposizione agli altri due testimoni. (p. 40).
Il testo M (per le cui varianti, come detto, è esclusa l’autorialità) sarebbe stato peraltro elaborato a partire non da B o dai mss. Mo e Na, bensì da un testimone indipendente perduto, come sarebbe suggerito da trentaquattro lezioni indipendenti «corrette o più complete» (p. 39) attestate dai due manoscritti in opposizione a B. Per questa ragione le lezioni di M sono in apparato riportate solo «quando il testo coincida o diverga minimamente con gli altri tre testimoni» (p. 45).
Il testo ancillare della novella di Bandello si fonda invece su La seconda parte de le novelle del Bandello, Lucca, Busdrago, 1554, con sei errori di stampa corretti e interventi moderatamente conservativi per lingua e interpunzione.
PRECEDENTI EDIZIONI CRITICHE
Prima edizione critica di riferimento, e ancora oggi insostituibile, è la Giulietta e Romeo novella storica di Luigi da Porto di Vicenza, a cura di Alessandro Torri, Pisa, Nistri, 1831, la quale peraltro oltre ad aggiungere la novella di Bandello includeva molteplici materiali eruditi (biobibliografia del Da Porto; estratti storici sulle famiglie Montecchi e Cappelletti con i loro alberi genealogici; precedenti storico-letterari di morte apparente; estratti “storici” sull’evento narrato; trasposizione in ottave del Clizia-Boldieri; materiali vari; ricco catalogo bibliografico ragionato delle edizioni della novella del Da Porto, poi integrato da Giambattista Passano nei Novellieri italiani in prosa). Il testo dell’edizione Torri è esemplato sulla princeps, indicando in apparato a piè di pagina le varianti della Marcolini; al fondo, invece, sono indicate le varianti della Griffio 1553, del Novelliero Italiano presso Zanetti 1754, della Compagnoni 1795, della Società tipografica de’ Classici italiani 1804, della Gigola 1819 per la Stamperia regia, di ognuna indicando l’affidabilità e il testo su cui è basata. Non è contemplata la Bindoni 1535 per l’impossibilità di rintracciarne copie, per la quale però si ricostruisce correttamente la fedeltà alla princeps. Non sono naturalmente considerati i manoscritti, non ancora conosciuti.
Il problema della doppia redazione, d’altronde, anche in assenza di edizione critica si deposita in numerose edizioni contemporanee; si vedano in merito i Novellieri del Cinquecento, a cura di Marziano Guglielminetti (Milano-Napoli, Ricciardi, 1972, t. I, pp. 245-288) che le pone su pagina affrontata senza ulteriore riscontro, o Le storie di Giulietta e Romeo, a cura di Angelo Romano, Roma, Salerno ed., 1993, a tutt’oggi la più ampia e organica antologia di testi sul tema, e La Giulietta nelle due edizioni cinquecentesche, a cura di C. De Marchi, Firenze, Giunti, 1994, che le pongono in successione.